Associazione Italiana Persone
Esperte in Supporto fra Pari
Una nuova realtà che si batte per il riconoscimento professionale della figura dell'ESP nel campo della salute mentale e delle dipendenze patologiche. Intervista a più voci: quelle della presidente Rossella Monti (modenese), della segretaria Milena Negri (reggiana) e del consigliere goriziano Eros Cosatto
di Mirko Melandri ( https://www.parliamoneinsieme.org )
“La costituzione dell’associazione arriva alla fine di una fase lunga quasi un anno in cui molti dei soci fondatori si sono confrontati sulla scrittura dello Statuto, del Codice deontologico e dell’Atto costitutivo", racconta la presidente Rossella Monti, di Modena. "Occorre però ricordare che questo percorso è iniziato quasi un decennio fa, quando alcune realtà locali, istituzioni, associazioni e imprese sociali attive nel campo della salute mentale hanno iniziato a sperimentare l’impiego di utenti e familiari esperti nella relazione d’aiuto, convinti che l’esperienza vissuta in prima persona nel percorso di recovery fosse una risorsa preziosissima da valorizzare attraverso percorsi formativi e di professionalizzazione del supporto tra pari”.
Oggi, continua la presidente, “lo scopo principale dell’associazione è il riconoscimento professionale dell’ESP da parte del Ministero delle Imprese e del made in Italy. Gli obiettivi primari dell’AIPESP sono quindi la promozione della figura su tutto il territorio nazionale e della cultura del supporto tra pari all’interno dei servizi pubblici, della comunità, del privato sociale, del mondo del lavoro e dell’Università, il riconoscimento nelle sedi istituzionali competenti per accreditarne il profilo professionale, il percorso formativo e la posizione lavorativa, il sostegno alla ricerca sul sapere esperienziale”.
Milena Negri, di Reggio Emilia, segretaria della nuova associazione, prosegue: “Questo traguardo importantissimo è solo l’inizio di un percorso che aprirà le porte anche ad altre forme di supporto alla pari, per esempio in carcere e nelle dipendenze patologiche. Ed è anche un adeguarsi ai parametri europei, dove questa figura è già presente e riconosciuta”. E continua: “Gli ESP riescono ad avere quella visione dell’utente che un professionista non sempre riesce a cogliere. Con la sua esperienza di sofferenza riesce a entrare in contatto col paziente e instaurare un rapporto alla pari di fiducia e comprensione. È un lavoro che richiede molta passione e ti mette alla prova in ogni momento, ma per me è bellissimo”.